lunedì 12 dicembre 2011

Pre.

Insomma sto per andare in India. Che detta così suona bene ma in realtà che vuol dire non si capisce mica finché non ci si rende conto della scala geografica. India. Dove. Come. Le distanze. Come coprirle, come annullarle, come viverle. Si fa presto a dire India. Quale. India profonda e non so nemmeno di cosa parlo. Per ora. Non vedo l'ora di saperlo.

sabato 19 novembre 2011

Corso di russo per pindarici

Mi sono iscritta a un corso di russo e anche se al russo non ci avevo mai pensato troppo devo dire che mi piace da matti. Per esempio mi piace l'alfabeto diverso che sgancia il segno dal significato e dal referente. Per esempio mi piace che la mia povera mente sia spiazzata. Per esempio mi piace che ho imparato che c'è un verbo che vuol dire sia "avere" che "mangiare". E un altro che a seconda di dove ha l'accento vuol dire "scrivere" o "pisciare". E mi piace che si indichi nello stesso modo il possesso e l'assimilazione fisica di qualcosa, e anche lo scrivere e il pisciare, che poi infatti spesso chi vuole qualcosa la vuole soltanto mangiare e farla sua e così l'ammazza, e chi scrive spesso piscia parole più grosse di lui, anche fuori dal cesso o fuori dal foglio, e buona pace per quelli che ci hanno creduto. 

martedì 1 novembre 2011

.novembre.

IV
quando avevo i tuoi occhi
non me ne accorgevo.
VI
abbracciami con cautela
sono il tuo arcobaleno.
VII
senza di te
le cose che vedo
non ci sono.
VIII
era piena di farfalle
l’aria che ti usciva dalla bocca.

mercoledì 21 settembre 2011

S.L.T.

"La verità sull’amore è che certe volte nei sentimenti, dalla testa al fegato e dal fegato al basso ventre, c’è traffico. Le intenzioni si incolonnano dietro i desideri, i desideri sfanalano alle aspettative, e le aspettative pigiano sul clacson come se ci fosse un pericolo di vita e di morte. La verità vi prego sull’amore è che bisogna sempre incamminarsi su certe strade di notte, controra, senza avvertire nessuno, camminare in una penombra allegra, perennemente d’alba, che si addice all’essenziale. Questo credo di averlo imparato in fila, col motore spento tutte le volte che potevo, sulle strade di Formia. Tuttavia a rileggere i versi "Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest, / la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica, / il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto / pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto" capisco che già Auden parlava del traffico nell’ora di punta"


Chiara Valerio, Spiaggia libera tutti


-piena ora di punta-

mercoledì 7 settembre 2011

*

(Well I guess beauty does what beauty does best)

giovedì 25 agosto 2011

Farfalle nel cervello, pezzetti di ricordi, aghetti


You came in out of the night
And there were flowers in your hand,
Now you will come out of a confusion of people,
Out of a turmoil of speech about you.

I who have seen you amid the primal things
Was angry when they spoke your name
In ordinary places.
I would that the cool waves might flow over my mind,
And that the world should dry as a dead leaf,
Or as a dandelion see-pod and be swept away,
So that I might find you again,
Alone.
Ezra Pound

martedì 26 luglio 2011

P.C. _again

Addosso al viso mi cadono le notti 
e anche i giorni mi cadono sul viso. 
Io li vedo come si accavallano 
formando geografie disordinate: 
il loro peso non è sempre uguale, 
a volte cadono dall'alto e fanno buche, 
altre volte si appoggiano soltanto 
lasciando un ricordo un po’ in penombra. 
Geometra perito io li misuro 
li conto e li divido 
in anni e stagioni, in mesi e settimane. 
Ma veramente aspetto 
in segretezza di distrarmi 
nella confusione perdere i calcoli, 
uscire di prigione 
ricevere la grazia di una nuova faccia.



Patrizia Cavalli

mercoledì 13 luglio 2011

Similitudini

"Che ci crediate o no, i centopiedi sono parenti delle aragoste e dei gamberi, e adorano gli habitat bagnati e l’umidità".

E questa frase viene da un libro serio, quindi è seria e il sillogismo non fa una piega. E a volte ci sono delle somiglianze in natura che non lo diresti mai. E a volte accadono cose in natura che non lo diresti mai. E però accadono. Evviva gli habitat bagnati e l'umidità.

mercoledì 6 luglio 2011

Appartenenze

Tutte quelle voci tremanti o sicure, spigliate o dense di simulata disinvoltura che lo vedi da come ti guardano e ti fissano diritte nel cervello. I portafortuna legati al braccio e le penne nervose, quelle di ricambio, la metrica che non ti entra e i collegamenti inaspettati che ti commuovono e sei fregata. Gli occhi truccati e i vestiti preparati la sera prima, le traduzioni ripassate di lapis e cancellate e ripassate ancora. Le accezioni, le eccezioni, i sogni, le funzioni, tutti i limiti e tutte le forme indeterminate, e gli infiniti e le autoinduzioni. E crederci, e scegliere, e scappare, e sentirsi che siamo qui per qualcosa, ma che domani cambia tutto e che a esami finiti saremo qui a reinventarci da capo e a mandare tutto affanculo.

martedì 21 giugno 2011

Limiti

Al mare sotto le cabine per terra ho trovato un'ala di farfalla, gialla. E poi più avanti, qualche passo più in là, l'altra ala della stessa farfalla, gialla anche lei. E ho pensato che qualcosa di così fragile era sopravvissuto per miracolo al vento, alla sabbia, al tempo. E che se ce la fa qualcosa di così fragile, figuriamoci il resto. Figuriamoci.

lunedì 16 maggio 2011

Lampi

Stanotte un sussultante cielo
malato di nuvole nere
acuisce a sprazzi vividi
il mio desiderio insonne
e lo fa duro e lucente
come una lama d'acciaio.


Antonia Pozzi

giovedì 12 maggio 2011

A Lyric





_and though our days of love be few
yet let them be divine_






T.S. Eliot

mercoledì 11 maggio 2011

Pappagallini_Revolution

Insomma, pare che i pappagallini della mia mamma (sempre loro, sì, sempre loro) per sopravvivere almeno in parte abbiano compiuto una spontanea epurazione dei generi di appartenenza. I maschi sono tutti morti soppressi a beccate o schiantati autonomamente, e sono rimaste quattro femmine blugialline che, da mesi, non fanno altro che deporre uova e covarle. Deporle e covarle deporle e covarle, ovviamente senza risultati concreti esprimibili in pulcini. In un nido se ne contano ormai venticinque, di uova. In un altro nido si sfiora pericolosamente quota trenta.
Eppure loro stanno lì, due per nido, covano vicine, si imboccano a turno e tornano a covare, vicine, decine e decine di uova. Chi se ne frega se non si schiuderanno mai. 

giovedì 21 aprile 2011

pEluchEs, bambole& affini

Insomma, stamani mi sono ricordata una cosa che non mi ricordavo da un sacco. Ovvero che quando ero piccola non potevo dormire con un peluche, ma non perché me lo impedisse qualcuno: perché non potevo proprio. E nemmeno con una bambola. Con nessuna cosa che avesse sembianze umane-animali-umanoide-animaloidi. Nessuna cosa che avesse pelo o capelli e soprattutto occhi, perché quegli occhi di notte erano sempre tristissimi anche quando sorridevano. Perché tutte le volte che ci avevo provato, che la mia mamma aveva sperato, ragionevolmente, come ci insegnano generazioni di film che mostrano batocchi addormentati pacifici con fra le braccia un animale/bambolotto guida negli abissi del sonno, l'unico effetto ottenuto era stato: angoscia. Non dormivo proprio un cazzo. Sudavo, mi rigiravo, e alla fine lo mettevo sotto il letto disperata. Perché avevo paura - ma paura vera- di addormentarmi e schiacciarlo, di buttarlo per terra, di fargli male, e soprattutto di svegliarmi e di vedere quegli occhi tristi tristissimi che non parlavano e di non potergli rispondere nulla, di non riuscire a consolare almeno un po' quel peluche, bambola o affine del fatto che era nato così, e che io non ci potevo fare nulla se non era vivo e se un giorno sarebbe stato dimenticato, buttato via. 

martedì 22 marzo 2011

Del primato del quantitativo

"Un motivo fondamentale del rendimento decrescente o perfino negativo delle informazioni è la limitata capacità della memoria di lavoro del cervello: può ricordare più o meno sette dati (per questo i numeri di telefono a sette cifre sono stati un'idea strepitosa). Tutto quello che che è in più deve essere trasformato in memoria a lungo termine. E per questo serve uno sforzo cosciente [...]. Ignorare tutto ciò che è ripetitivo e inutile richiede attenzione e risorse cognitive, cosa che diventa più difficile quando ci sono così tante informazioni. Non è solo la quantità di informazioni a mandare in tilt il cervello, ma anche il loro ritmo. L'afflusso continuo di dati ci abitua a rispondere all'istante, sacrificando la precisione e la riflessione al falso dio dell'immediatezza"

da "Internazionale", 17 marzo 2011, 
da Sharon Begley, Newsweek 

Avrei voluto copiarlo tutto. Se vi capita, andate a leggerlo. :)

giovedì 17 marzo 2011

**

"Le case e le strade sembrano giocattoli spersi in un angolo a caso del mondo"

lunedì 14 marzo 2011

NighTBooKS

"..e come glielo spiego, ora, che cosa vuol dire essere una trentenne circondata da persone che mettono su famiglia? come gli spiego la situazione di soffocamento che mi stringe quando [...] parlo con le mie amiche e loro mi dicono: perché non fai un figlio?, quando tento di parlare con mia madre e lei mi dice: cosa c'è, vuoi un figlio? quando vado a pranzo con le mie colleghe e mi trovo trascinata in conversazioni sulla taglia di scarpe dei bambini e sulla settima malattia e sulla crosta lattea e se qualcuna mi rivolge la parola è per chiedermi: e tu, figli, niente?; non posso certo rivelare che il sadismo che mi bolle nelle vene non è altro che odio per me stessa, per quel rigurgito di adolescenza tardiva che, da quando vivo in mezzo a loro, invece che acquietarsi mi ha afferrata ancora più prepotente, per quel desiderio che ho, adesso, di lasciare questa cattedra e infilarmi nei banchetti di fòrmica, e diventare rossa quando passa il figo del quinto B con le sopracciglia depilate, e appiccicarmi gli animaletti adesivi sulle unghie, e inviare cento sms con le faccine e le abbreviazioni, e passare il pomeriggio nelle vesti di Silly93 su msn, e rituffarmi in quella scomoda palude dell'indifferenziato, dove niente è per sempre, dove ancora non sei nulla e ancora puoi essere tutto..."

Silvia Dai Pra'
Quelli che però è lo stesso


venerdì 11 marzo 2011

Mutatis ecc

E quindi di che tutto cambia c'è da farsene una ragione. E per fortuna, e per fortuna. Eppure. C'è quella tendenza alla coperta calda che rende meno sensibili i sensi, e impedisce di cercarne di nuovi (di sensi). Perché quando ti ci adagi, in un'identità, non puoi fare a meno degli accessori che la costituiscono. Anche se non sono tuoi, anche se non dipendono da te. Anche se non puoi farci nulla, e intorno vedi sovrapporsi fisionomie simili, ma con quello scarto minuscolo che il tuo mondo si incrina e cambia, inesorabile. A volte, in questi giorni, mi sono scoperta inspiegabilmente reazionaria. Vorrei sapermi rassegnare al cambiamento esterno, come i rami con le foglie, come le fioriture spontanee. Vorrei avere quell'istinto basilare che ti fa adattare alle stagioni, senza perdere i profumi.

domenica 6 marzo 2011

(luoghi?)

Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio
e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre

P. Salinas

venerdì 25 febbraio 2011

Frammento n.1

"E mi sa che la vita è proprio questa cosa qua, un fiume di roba che ti arriva addosso tutta insieme, un po' la prendi e un po' la perdi e un po' nemmeno ti accorgi che è passata, e magari era proprio quella lì che faceva al caso tuo. Ma non lo puoi sapere e nemmeno starci troppo a pensare, perché stai ancora in mezzo al fiume e la roba arriva e passa via"
Fabio Genovesi
Esche vive



sabato 12 febbraio 2011

Pappagallini

I pappagallini che ha preso la mia mamma dopo avergli preparato la gabbietta con tutte le cure del mondo, i nidi, l'imbottitura dei nidi, il mangime fatto a pannocchia che si attacca in verticale, hanno cominciato a picchiarsi, e qualcuno è morto. Oggi mi ha detto che li aveva scelti perché si chiamano 'gli inseparabili' e sono un simbolo di amore, di coppia fedele. Passano tutte le giornate a fare versetti e  darsi dei colpettini col becco, fanno le uova, crescono i pulcini e poi di nuovo versetti e beccatine e rifanno le uova e i pulcini. E pare che quando uno dei due muore quell'altro smette di mangiare e si suicida per il dolore. Insomma però la mia mamma mi ha detto che non li rivorrebbe più, perché non pensava che delle bestioline così famose perché si amano poi si picchiassero anche a sangue e fossero violente. 
E sì, pensavo, tutte le volte mi fa incazzare che tanto amore e tanta simbiosi producano violenza. Eppure.

mercoledì 9 febbraio 2011

Susan SOntaG

.Fa male allora amare. 
È come accettare di farsi scorticare sapendo che in qualunque momento l'altra persona può andarsene via con la tua pelle. 

venerdì 4 febbraio 2011

..

..che sta nella natura e nella bellezza

martedì 25 gennaio 2011

Privilegi

Stare in classe senza stare in cattedra ma dividendo spazi vieppiù angusti con venticinque quattordicenni in pieno scoppio ormonale (tutti rigorosamente masculi) e ricevendo trasfusioni quotidiane di tutte le materie (anche quelle che per scelta esistenziale non volevi studiare alle superiori) è un bel privilegio. 
E questo non solo perché ri-capisco (capisco per la prima volta, siamo sinceri) monomi, polinomi, geometria piana, equazioni e disequazioni, piani inclinati e meccanica dei fluidi, legami covalenti e teorie atomiche di varia natura, seni coseni e scomposizione della forza peso (si poteva scomporre?? da quando?? ma ci sarà un motivo per cui ho fatto il classico, o mi volete dire che era uguale?) o mi scervello sulla risoluzione di espressioni frazionarie con anche delle lettere e degli apicini numerici che stanno su tre righe.
Ma anche, e soprattutto, e qui sono seria, perché questi adolescenti durante le lezioni formulano domande per loro e per la loro playstation imprescindibili, che noi adulti (sigh) non possiamo ignorare se vogliamo sperare di non essere già guardati come noi ai nostri tempi si guardavano quelli che parlavano solo di quando a scuola gli davano le bacchettate sulle dita e usavano il pennìno mentre si cercava di spiegargli che a scuola s'era imparato il computer. 
Perché per restare con la mente aperta e flessibile, c'è da essere aperti e flessibili, e quindi abituarsi anche a domande tipo: "Come faccio, prof, a sopravvivere agli zombi?".
O anche: "Ma i non morti vengono solo dai cimiteri?", "E se in giro per il Far West ci sono i lupi mannari? Sono quelli dell'Alaska?"
(Se non ci credete, è lui il responsabile, mi son fatta una cultura: http://multiplayer.com/videogiochi/playstation-3/red-dead-redemption-undead-nightmare.html). 
Oppure a previsioni sul futuro nate da sincretismi di videogiochi postapocalittici e Nat Geo Wild (è di una settimana fa la memorabile ancorché spaventosa: "stanotte, prof, pioveranno foche"). 
Segnalo anche la risposta a un test di ingresso in inglese, datata settembre 2010, che recitava così: 
-What's your favourite hobby?
-Customizing Ape Piaggio. 

E stamani, lezione di scienze:
- Mi fate un esempio di materiale elastico?
- Lo so io! Le molle della frizione del CIAO !

Le molle della frizione del CIAO. Non ci posso credere. Io ho una ragione di vita. I love ITI.

lunedì 24 gennaio 2011

Fino a che punto

è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? E non sto usando il copiaincolla Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Questo desiderio di fusione? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso? Fino a che punto è senso di possesso?

sabato 15 gennaio 2011

Anna Calvi

http://www.youtube.com/watch?v=UVZ4sdoqF6s

(sarà che la febbre m'ha anche un po' cotto i neuroni, ma a me mi garba parecchio)

domenica 2 gennaio 2011

LoMo.O by Wiki


Le 10 regole d'oro della lomografia [modifica]

Le cosiddette "10 regole d'oro della lomografia" sono le seguenti:[1]
  1. Porta la tua lomo ovunque tu vada
  2. Usala sempre di giorno e di notte
  3. La lomografia non è un'interferenza nella tua vita ma ne è parte integrante
  4. Scatta senza guardare nel mirino
  5. Avvicinati più che puoi
  6. Non pensare, sei un hipster
  7. Sii veloce
  8. Non preoccuparti in anticipo di quello che verrà impresso
  9. Non preoccuparti neppure dopo
  10. Non ti preoccupare di queste regole
Queste "regole" non sono però del tutto applicabili se si usano fotocamere Lomo con funzionamento completamente manuale quali ad esempio Lomo Lubitel 166 B.
Tuttavia questa macchina fotografica compatta può essere utilizzata in modo "non lomografico" (pensa prima di scattare!), come una macchina tradizionale munita di un valido grandangolo. Uno dei suoi pregi principali è la sua versatilità unita alla sua compattezza e leggerezza. Ottima per la fotografia di strada (street photography), e nello stesso tempo, grazie al grandangolo, utile anche nelle riprese in interni.

Qui sta diventando una malattia, vi avviso.
http://www.lomography.com/about/the-ten-golden-rules#1