domenica 26 dicembre 2010

Al Limite Della Notte

"La convinzione, nonostante tutte le prove del contrario, che una qualche tremenda, accecante bellezza, stia per arrivare e risucchiare tutto, rendendoci orfani, liberandoci, lasciandoci lì a domandarci come faremo a ricominciare da capo".
Micheal Cunningham

lunedì 20 dicembre 2010

Semifreddo

Insomma, i post seri non solo non sono brava a scriverli ma non piacciono nemmeno a nessuno. Quindi passo direttamente alle cazzate. E così, proprio per spararla grossa, mi sa che mi servirebbe una vita nuova. Dite che a Natale me la portano se la chiedo?

mercoledì 24 novembre 2010

Di una malattia contagiosa: la spocchia da docente fuori cattedra. Ovvero, quello che considero un morbo da combattere allo stato attuale dei fatti.

1) Voler dare per forza insegnamenti di vita a chiunque, a volte anche intervallandoli con frasi del tipo 'la storia insegna che'; 'l'esperienza ti farà capire che'; 'è per il tuo bene'. [Ma chi te li ha chiesti].
2) Guardare e ascoltare l'interlocutore accompagnando l'atto con un movimento semi impercettibile della testa a destra e sinistra (segno di diniego). Sottotesto: parla quanto vuoi, tanto spari minchiate.
3) Fare del vittimismo o delle lamentazioni continue. Putroppo il docente medio è caratterizzato dalla tendenza al vittimismo perenne. Per una mezz'ora in più di lavoro. Per una mezz'ora in meno di lavoro. Per una relazione da fare. Per il giorno libero che non è quando lo voleva lui. Per i rientri pomeridiani. Per una sostituzione improvvisa. Per una riunione annunciata con sole 24 ore di anticipo. Per una riunione. Ecc.
4) Parlare sempre e comunque di scuola premettendo che 'non ci si fa', che è 'un casino, che ' i ragazzi non sono più quelli di una volta'. Anche a cena con gente che, per esempio, non gliene potrebbe fregare un benemerito.
5) Invidiare. Chi guadagna di più, chi è di ruolo, chi insegna quello che vuole, chi è più giovane, chi fa l'ingegnere, chi fa il medico e guadagna un botto, chi ha la casa più grande. Ok, questa è una cosa umana (invidiare). Ma poi come fai a entrare in classe e a volere la collaborazione dai tuoi studenti, dico io? Come fai, se rosichi?
6) Delegare. Ovvero essere servo con i più potenti e padrone con i più deboli. Ok, anche questa è una cosa umana. Perciò, vedi il punto sopra.
7) Polemizzare in ogni situazione. E questo sintomo io ce l'ho. Perlomeno oggi ce l'ho, eccome. Mi si perdoni ma non potevo trattenermi.

lunedì 22 novembre 2010

tEemPiSticHe

Oggi è il mio primogiornodimalattia, ovvero è il primo giorno che da quando lavoro come una persona seria non sto bene e quindi rimango a casa mentre fuori piove, nevica, grandina, gela, venteggia, romba il mare vicino, si annerisce tutto e via così. E è proprio incredibile che in queste ore che dovevo essere a scuola abbia fatto penso il triplo di tutto quello che avrei fatto se fosse stato un semplice giorno libero. Nei limiti del virus maledetto si stanno avvicendando le seguenti attività: Film sparati uno dopo l'altro. Relazioni per il lavoro. Progetti di lezioni. Libri. Foto. Interazioni con persone lontane. Bilanci esistenziali (ok questa voce si poteva levare senza problemi ma ci si è voluta infilare a forza). Musica. Telefonate. Ordine fisico nelle stanze. Collages. Incorniciamento di cose da incorniciare. E sì, spero che mi passi presto (il virus). Ma soprattutto spero di sentire sempre questo sapore di tempo vacante, mio, inventivo, da riempire, anche nei tempi legittimi e non solo in quelli recuperati. Ma anche di recuperare tutti i tempi legittimi e farne una palla incandescente di roba pronta a lanciarsi ovunque voglia.

lunedì 8 novembre 2010

Mi sono convertita al caffè solubile

E pensare che fino a poco fa credevo facesse schifo. Ma schifo davvero, e infamavo anche la gente che lo beveva. (Stronza). Poi sarà la semplicità dell'operazione, sarà la lunghezza variabile del beverone color fanghetto e l'effetto benefico dell'acqua calda, sarà la pigrizia che mi divora, insomma sono qui col bicchiere di plastica e il caffè solubile a guardare fuori le foglie che si muovono a cerchi, e sono anche contenta. Vale la stessa cosa per l'insalata pretagliata e nelle buste, i pantaloni sempre dentro gli stivali, gli accessori rosa, l'abbinamento grigio-nero, le pulizie nei giorni liberi, le foglie rastrellate, il microonde, i sughi già pronti, il minestrone liofilizzato. Insomma qui si rischia la catastrofe. Quando comincio coi calzini di spugna bianca calco il tasto reset, promesso.

giovedì 28 ottobre 2010

Vento.

C'era qualche onda e un po' di vento, però il sole bello deciso addosso. Ho pensato che è tutto immenso, e tutto questo amore che pulsa e brucia è meraviglioso. Tutto. E era un pensiero banale, lo so. Però oggi mi va di essere banale, di amare i dettagli, di annaffiare una piantina tenace, di preparare una valigia, di farmi una tisana, di ripensare a ieri, di dare un bacio a chi amo, di raccontare le mie cose che tanto non le legge nessuno, e che se qualcuno le legge almeno lo sa, che sto sorridendo di gioia.

martedì 26 ottobre 2010

a eSt

Ci tenevo a precisare che: quando ho iniziato a scrivere questo blog non avevo nessuna meta. e continuo a non averne, in effetti. Ma in questo vagare randomico, spero di incontrare qualche segnavia, e qualche viandante.

mercoledì 6 ottobre 2010

Denis Johnson

[...]


2.

m’interrogo su ogni cosa. uccelli

che s’inerpicano verso sud,

automobili che saltano in un nulla

di polvere e vampe. le cose succedono

e non smettiamo mai di desiderare

una piccola casa, la voce arrugginita di una moglie

che si dibatte in cucina. pochissimi di noi

si domandano perché

ci ammassiamo alla cieca,

l’uno nell’altro, come strani, mostruosi corpi,

fino a soffocare i letti,

e a far svanire la gamma

delle nostre tattiche impossibili.

ma non sarà perché abbiamo dissolto

così tanta polvere nelle lenzuola che adesso ci accalchiamo

a sud, verso la cucina, verso il

nulla?



mercoledì 29 settembre 2010

Amelia Rosselli, un pezzetto.

[..]Per quel tuo cuore che io largamente preferisco
ad ogni altra burrasca io vado cantando amenamente delle
canzoni che non sono per l' orecchio casto da cantante
a divieto. Per il divieto che ci impedisce di continuare
forse io perderò te ancora e ancora - sinché le maree del
bene e del male e di tutte le fandonie di cui è ricoperto
questo vasto mondo avranno terminato il loro fischiare.

Vertigine

giovedì 23 settembre 2010

Cap. 11

"Si scrive di cicatrici guarite, un parallelo comodo della patologia della pelle, ma non esiste una cosa simile nella vita di un individuo. Ci sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni di una punta di spillo, ma sempre ferite. I segni della sofferenza sono paragonabili piuttosto alla perdita di un dito o della vista di un occhio. Possiamo non perderli neanche per un minuto all'anno, ma se li perdessimo non ci sarebbe nulla da fare"


F.S. Fitzgerald
Tenera è la notte

mercoledì 22 settembre 2010


[E non è mica facile trovare un posto dove stare mentre le attese ti mangiano il tempo]

mercoledì 15 settembre 2010

NewS

Insomma, c'è movimento. Di macchine, treni, cervelli, attività. Occhi assonnati e alba sui monti. Direzione Garfagnana, in mezzo a ponti di pietra nebbia castelli e umidità.
Mi sento come quei viaggiatori del Medioevo che la strada gli durava un sacco di tempo [l'esagerazione è parte dell'entusiasmo dilagato]. L'ho presa bene, via. Magari mi compro anche un completino mimetico autunnale.

mercoledì 25 agosto 2010

HurricaneS

"..e tutto era cominciato già da allora, e poi era cresciuto, lentamente e costantemente cresciuto secondo le leggi che governano la natura umana, con l'ineluttabilità di una reazione a catena, fino al punto di esplosione".

Stephen King, Carrie

(sometimes...)

giovedì 19 agosto 2010

20 wish list.

1) Fare un reportage fotografico per qualche matto che me lo commissiona. Su qualsiasi cosa.
2) Prendere lezioni di canto e essere capace almeno di imbroccare una nota (..)
3) Imparare lo spagnolo e il tedesco
4) Vivere in Portogallo per un po'
5) Un anno di viaggio, senza mete definite, inventando giorno per giorno
6) Rimanere chiusa in casa a leggere per una settimana senza nemmeno rispondere al telefono
7) Avere un barboncino toy
8) Leggere tutti i classici greci e latini
9) Imparare seriamente qualcosa di filosofia orientale (qui si potrebbero diramare molti sottopunti ^^)
10) Andare in Giappone
11) Un corso di arabo
12) Aprire una libreria (col caffè)
13) La Transiberiana
14) Comprare una casa. Mia. Possibilmente di legno :)
15) Imparare a cucinare in modo decente
16) Diventare prof di lettere
17) Rasarmi i capelli e poi farmeli crescere fin sotto la schiena
18) Un tatuaggio o due
19) Seguire le riprese di un film
20) Un figlio o due

Prima di schiattare, ce la posso fare. Sono fiduciosa. Sì.

domenica 15 agosto 2010

.wordswithoutend.

Questa cosa che le parole non esprimano in modo adeguato le sensazioni, o che non possano rimandare a profondità abissali. Ci pensavo oggi. Che a un certo punto forse il silenzio è doveroso, e forse carico, inviolato e non sporcato da niente di troppo. Però. Forse la sintassi tradizionale incontra dei limiti, eppure ci sarà un motivo per cui a volte basta un accostamento di suoni, o una congiunzione sola per far vibrare tutto, per scuoterci, per cambiarci. Ci sarà un motivo per cui siamo tempestati da elementi fonetici, delle loro rappresentazioni grafiche, un motivo per cui continuiamo a leggere, a scrivere, a leggere poesie, a ascoltare canzoni, a cercare le parole, la parola, a ridurre il linguaggio all'osso senza rinunciare al suo residuo, alla traccia.
In modo tremendamente occidentale credo ancora che la parola abbia una sorta di primato, che sia davvero capace di creare mondi, che abbia un intrinseco potere di creazione. Che nominare sia un atto etico, e anche un atto d'amore.

mercoledì 4 agosto 2010

Insomma

Insomma quando saranno finite le parole, le immagini, i collages, le scelte e i progetti e le presenze, rimarrà almeno quella polverina che ti lavi dai piedi la sera, prima di andare a dormire?

domenica 25 luglio 2010

"Disattenzione"

Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
ho passato tutto il giorno senza fare domande,
senza stupirmi di niente.

Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.

Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perché –
e da dove è saltato fuori uno così –
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter d’occhio.
Su un tavolo più giovane da una mano d’un giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.

Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.

è durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

Wislawa Szymborska
[.eh sì.]

martedì 13 luglio 2010

.corridoio di università.

"C'è la risposta ufficiale. Prepararsi per la vita, vale a dire lavoro e sicurezza per crescere bambini che a loro volta si preparino per la vita, vale a dire lavoro e sicurezza per"

C. Isherwood
Un uomo solo

[sì, è contestualizzabile. è postbellico, è anni Sessanta. ma non solo. è il non opzionabile, il determinismo radicato, la visione della vita spalmata sulla linea del tempo, il nudo radicamento nella consuetudine. a volte lo penso, e la spirale nichilista si apre senza ritegno]


domenica 11 luglio 2010

(Ho ritrovato un quadernetto pieno di appunti)

martedì 6 luglio 2010

R.M.

"La pelle della vita mi inganna. all'occhio è solida e invece non c'è niente a cui aggrapparsi. la gente racconta la pelle di varie vite e se ne libera, si riempie le case di arte, raccatta qualsiasi soprammobile, qualsiasi schifezza. tentano di aggrapparsi alla vita attraverso i suoi pezzetti materiali, negando l'immaterialità, negando la mortalità. Ma nella vita non c'è niente da toccare, niente a cui appoggiarsi. lìberati dalla tua pelle come un serpente e striscia via a morire nella notte. lìberati dalla pelle della vita. (..) non credere nei significati - che le cose siano contenitori di idee o astrazioni"
Lee Ranaldo
Road Movies

(e una traduzione così vibrante è rara)


martedì 22 giugno 2010

::: °° ::: °° ::: °°

Non so dove l'ho letto, poco tempo fa, che abbiamo un bisogno disperato di bellezza. Mi pare fosse in un romanzo, in mezzo a un dialogo, e me le sono ricordato perché lo penso tantissimo anch'io. E più che disperato però direi sregolato, euforico, vitale. E sì, forse anche disperato, se vuol dire che la bellezza ti devasta anche, ti scava un buco dentro che non ci trovi il fondo. Tutta questa bellezza che non riesco a non toccare, ma che vorrei essere capace di sfiorare e basta, per non rompere nulla.

lunedì 21 giugno 2010

AforiSmi

Ci sono quelle giornate che ci arrivi alla fine e non solo sei stanca (così, bioritmi), ma sei anche più povera. Insomma quando decidi che devi saldare tutti i tuoi debiti e ti rendi conto che nemmeno nella migliore delle ipotesi li puoi saldare tutti tutti. E allora ovviamente un giretto a comprare una roba scema ti ci scappa, per consolarti di tutto quello che hai già speso, in questa spirale compulsiva di rinforzi negativi e rinforzi positivi che non se ne esce.
E quindi dopo aver dilapidato quasi tutto il dilapidabile, arrivo davanti al negozio che dovrebbe restituirmi la felicità sottoforma di oggettistica incartata, e davanti c'è uno che mi dice se gli lascio una firma e un'offerta per la droga [voleva dire CONTRO, s'è sbagliato]. E io gli dico che no, grazie, ma sono proprio senza soldi, poi oggi proprio no, magari il mese prossimo, e mi ci scappa un sorriso, perché non è che glielo posso dire col grugno. E lui ride e fa: "Oh, povera ma allegra!".

[e se lo dice lui..]

domenica 20 giugno 2010

Luoghi, dentro

"Rigenerare, consolidare dove c'erano state fratture. (..) Dovevo tornare indietro, analizzare caso per caso, sentirmi le membra, ricostruire i legamenti, cicatrizzare l'anima. Non siamo mica preparati a pensare alle nostre ossa. Eppure era tutto lì. Il femore. Lungo come dieci anni. La colonna vertebrale. Il coccige. Le costole. Fu un processo lungo di riappropriazione: la mandibola, il perone, l'omero, le vertebre.. A poco a poco, recuperai le mie ossa."

André Rubiao - Um esqueleto no armàrio


[La traduzione è un po' fatta così come mi veniva, col cuore invece che con le ossa, ma secondo me va bene]

lunedì 14 giugno 2010

Raccolta differenziata

ho tolto la polvere da ovunque. sotto il letto, sopra gli armadi, sugli scaffali, nelle scatole, poi ho tolto le scatole e tutto quello che c'era dentro. fili aggrovigliati, pongo, carta. e più toglievo e più volevo roba da buttare via, tutta insieme ammassata in un sacco nero da chiudere con quei nodi che non riesci a sciogliere e li devi sbranare. chiusi lì per sempre. quello che si è salvato è stato per caso. e lo so che spunteranno ancora altre cose da dentro i libri o da altre scatole e altri cassetti, che mi faranno pensare a tutto quello che non ho risparmiato e a tutta la zavorra di sorrisi che si portava dietro. Ma ora ho bisogno di spazio nuovo, possibilmente vuoto, anche bianco, e vado a cercare un cassonetto di quelli vecchi, grigi, dove tutti i rifiuti si mischiano, perché è bene che la confusione stia lì, mischiata e lasciata a marcire lontano da me.

mercoledì 9 giugno 2010

CaSi

E insomma, stavo andando in libreria con la mia bicicletta e la musica sparata nelle orecchie, mattina quasi presto, aria e oleandri fioriti.
E una signora mi chiama, e io freno di botto perché quella proprio si stava sbracciando, spengo l'ipod e lei fa: 'scusa, ma c'è il mercato di là? perché mi sembrava che venissi dal mercato!'.

e il mercato non c'era, ovvio. ma come sarà la fisionomia di una che viene dal mercato? forse dovrei dare un'occhiatina al mio armadio. mi sa.

domenica 30 maggio 2010

Oggi mi parla questo

"Servirebbe a qualcosa sapere quante persone abbiamo sfiorato, quanti libri abbiamo letto, quanti liquidi bevuto, quanti cibi inghiottito, quanti chilometri percorso? Ne ho conosciute di persone morbosamente interessate agli aspetti quantitativi dell'esistenza, magari per tenere a bada qualche nevrosi. Nell'aldilà dell'antico Egitto il dio Anubi dalla testa di sciacallo pesa il cuore del defunto. Psicostasia si chiama, la pesatura del cuore. Non valuta il cuore, Anubi l'Eccelso, l'Imbalsamatore, il Signore della necropoli, non lo esamina, non ne fa 'analisi qualitative'. Lo pesa e basta.
Dove la valutazione diventa incerta anche per gli dèi, forse la quantità farà fede."

Antonio Franchini
Signore delle lacrime

mercoledì 26 maggio 2010

PossiBilità

Accostare gli stili, le stoffe, i colori, i modelli. Incastrare le divergenze, incrociare le linee, smussare le curve e tagliare i pezzi in più. Aggiungere toni, recuperare le cose perse, riutilizzare gli spazi. Una nuova semantica ai piedi, agli occhi, nelle mani. Respirare, sdraiarsi, correre. Barattare, contrattare, offrire. Provare, interpretare, cambiare, trasformarsi, sfumare le lenti degli occhiali, arrotondare i tacchi, saltare giù. Berlino. Ma anche ora, io.

mercoledì 19 maggio 2010

però anche così

"come si fa a far capire perché uno specifico corpo, munito come tutti gli altri di gambe e di piedi per camminare, e di braccia e di mani per attirare gli oggetti e il cibo verso di sé, e di bocca e di occhi per mangiare e vedere, esattamente come tutti gli altri, e di quei crini che crescono a dismisura sulla pelle che ricopre la scatola cranica dei maschi e soprattutto della femmina umana, e di una spina per poter stare eretti e di ginocchia e di spalle come ogni altro corpo, debba provocare in noi una simile sconvolgente emozione?"
Antonio Moresco
Gli incendiati

giovedì 13 maggio 2010

OttimiSmo

"Uomini e donne perpetuavano la menzogna dell'amore. Andavano in giro inalberando i vessilli dei loro volti morti. Sbadigliavano esageratamente, per strada, guardare dentro le loro bocche spalancate era come affacciarsi a una latrina piena di merda morta"

Antonio Moresco
Gli incendiati

domenica 9 maggio 2010

Nostalgie

Della pelle che cambia, dei luoghi che si lasciano, delle strade che ripercorri per caso un giovedì sera e ti accorgi che ora ci sono segnali stradali che prima non c'erano. Della pelle che non cambia, e vorrebbe essere tatuata. Cicatrici. Di treni, di cellule, di capelli e torte d'erba. Di poltrone rosa. Della domenica pomeriggio. Di nei, latte caramellato e pioggia torrenziale. Coperte termiche su tutto. Serrature, cuscini e strappi. Qualcosa che si apre e tira da tutti i lati. Casa. La nostalgia forse è sempre di casa. Matite colorate, pastelli, fogli a quadretti. Archiviati. Ma l'archivio prende fuoco, e brucia.

mercoledì 5 maggio 2010

Il brainstorming è una gran cazzata.

Non lo dico io: c'è un libro che si chiama così, l'ho visto tempo fa (Questo).
Che casino capire quali sono le mode e quali delle contromode sono ancora mode.
Ma il brainstorming, sì, è una gran cazzata. Penso. Quantomeno nel suo uso selvaggio e sregolato della nuova alchimia didattica.

martedì 27 aprile 2010

AlimEnti

ma lo sapete che potete dare da mangiare ai pesci qui accanto???
.son soddisfazioni.

lunedì 26 aprile 2010

SupeRmaRkeT

supermercato, di mattina, di lunedì mattina. sarà vuoto, spero, perché mi garba prendermela con calma, girellare per gli scaffali, mettere il superfluo nel carrello e poi rimetterlo a posto appurato che è superfluo, ritornare a prendere il superfluo perché in fondo si può anche comprare, ecc ecc. mentre mi ipnotizzo con delle scatoline a righe dei dadi da brodo vedo una in tacchi alti che staccheggia nervosa per il corridoio, e staccheggiando picchia in due o tre carrelli parcheggiati a caso, nuvola di capelli fintibiondi alti riccioli fissati sulla testa con duemila chili di lacca, seguita da donna vecchia con gli stessi capelli fintibiondi riccioli e altri duemila chili di lacca, che però non staccheggia in quanto non dotata di tacchi ma di stampella. due copie della stessa donna in flash forward, tipo.
e la copia meno vecchia urla /urla/con una punta di eccitazione nella gola:
mamma mamma ecco, risolto, avevamo bypassato i sughi !!

La parola di oggi è BYPASSARE. Ma anche sul RISOLVERE ci si potrebbe scrivere un trattato.

mercoledì 21 aprile 2010

Please

..speak my language.
Please.

venerdì 16 aprile 2010

X.M.

Per tutte le possibilità in più che hai perché stai di sbieco. I confini del conosciuto sono di gomma e pieni di specchi, ci sono cose della storia del mondo che non si possono cambiare. E le terre inesplorate saranno sempre orizzonti dai profumi meravigliosi al largo degli oceani, anche se poi nessuna nave taglierà gli ormeggi per raggiungerle.

[Oh, oggi un bel tono melodrammatico ci voleva vero? ]

mercoledì 14 aprile 2010

Contenuto della borsa, tutto vero:

Cappellino di lana, libro, spazzola blu, lucidalabbra, ipod, imitazione di ipod, sacchettino portacellulare bianco con gli omìni di Keith Haring disegnati, occhiali da sole, occhiali da vista, portatrucchi, trucchi, telefonino1, telefonino2, specchietto, burrocacao all'aloe, portaspiccioli di plastica, pallina rimbalzina colorata, agendina rossa, bloccadisco del motorino, libretto circolazione del motorino, penna, accendino viola, burrocacao strong in crema, portafogli, smalto rosso, bustina di stoffa a fiori con roba dentro, biglietti da visita di un'amica.

[Il concetto di superfluo è sopravvalutato]

domenica 11 aprile 2010

sabato 10 aprile 2010

VetrinE

- Lisette Model -

















***Adoro queste figure nelle figure/riflessi/intersezioni. Non è proprio il massimo del minimale, che spesso arriva anche più forte (cfr. 'twenty rules for making good design' su http://lebeskie.blogspot.com/2010/04/twenty-rules-for-making-good-design.html), ma secondo me l'immagine arriva e come. Che poi, ok, non è nemmeno design. Ma forse vale per le immagini in genere.***
E comunque.
Ieri leggevo una specie di libretto di istruzioni di un tipo (un tipo qualunque) sui criteri che usa per accettare le richieste di amicizia su facebook. Come ci fossi finita fa parte del mio perdermi on line perenne, e non ha nemmeno importanza. Alla fine il mondo di relazioni che teorizzava (perché questo tipo riusciva anche a teorizzare sui criteri che lo portano a cliccare 'ignora' e non 'accetta', evidentemente) sembrava finto, asettico, tormentato, riservato fino all'igiene. Mondo di garze disinfettate. Nel tentativo perenne di non essere "troppo-per", o "poco-per". Tipo che non avrebbe mai accettato amicizie di suoi studenti, o della sua vicina di casa o del suo parroco. Ma perché. Ma allora dico: non ti mettere in rete. Tanto alla gente di te non gliene frega mica così tanto come credi. Ma se credi che gliene freghi, mostra, interseca, semina.

mercoledì 7 aprile 2010

Secondo me è proprio brava.

PS: Cristina, mi piacerebbe che facessi un giro in questo blog, perché grazie a te io di giri stamani ne ho fatti un bel po'..

mercoledì 24 marzo 2010

Polaroid

Di Bruxelles - Brussels Brxl BruXXL - c' è il momento in cui arriviamo al tavolo di legno, fuori piove, con una birra scura bella buona per uno, tanta. E poi si chiede un piatto di formaggi alla cameriera e la cameriera fa 'no', e allora si chiede un panino e la cameriera fa 'no', e allora ci se ne frega e si beve la birra da sola. Però dopo non ci si capisce più nulla e ci si perde in metropolitana, non si capisce nemmeno la cartina, tanto che penso che questa città è disorganizzata, e se lo penso io che contro l'organizzazione mi ci hanno vaccinata da piccola, è tutto dire. E mentre lo penso e ci si perde, penso che tutto questo mi piace un sacco.

domenica 28 febbraio 2010

Soddisfazioni

Mamma: Che è quel pacchetto che è arrivato per posta?
Me: ..un coso per la macchina fotografica,era su ebay in offerta
Mamma: Su che?
Me: Vabbè, in offerta
Mamma: Un coso che?
Me: Un coso, un filtro
Mamma: Ah
Me: Poi fra una settimana credo dovrebbe arrivare anche un altro pacchetto
Mamma: ..
Me: Più grande
Mamma: E che è quello?
Me: Una Holga, una macchina fotografica via
Mamma: Hai comprato un'altra macchinetta fotografica? Eoh, beata te che hai de' soldi da tirà via.

giovedì 25 febbraio 2010

EsteMpo

"Ciò che cercavo ha avuto tutto il tempo di confondersi con ciò che sono, come tutte le cose che per diventare percorrono mille vie diverse e quando poi sono ormai sono, in quella che sembra l'unica maniera possibile"

A. Franchini, L'Abusivo

sabato 20 febbraio 2010

Pensierino di mattina

L'altra sera ero a cena con la Silvia. Lei-io-panigacci-roba da metterci sopra. E' stupendo come certe persone ti facciano sentire immediatamente a casa in modo intimo e senza dubbi. Potresti essere ovunque e saresti sempre davanti a un fuoco acceso seduta su qualcosa di morbido. E parlando a un certo punto si parla dei peccati capitali, e a parte il fatto che non ce ne ricordiamo uno e dopo si scopre su Wikipedia che era la superbia e questo deve essere sicuramente un segno significativo, pensiamo, e si ride, proprio non si riesce a capire cosa sia l'accidia. Cioè, come si fa a essere accidiosi quando il mondo qui fuori è così bello e c'è un sacco di cose che non finisce più e se basta una cena coi panigacci anche in verità un po' duretti a darti l'energia per poterlo girare tutto due volte a saltelli su una gamba sola.

lunedì 8 febbraio 2010

Appetite for

Il babbo della situazione ordina da bere, acqua naturale e frizzante, vino rosso della casa - poi bimbi voi che volete..aranciata? coca cola? nulla? acqua, allora solo acqua, no scusi eh, tre aranciate- poi a ruota seguono le pizze, che di solito qualcuno si sbaglia e dirle e le deve ripetere e infatti anche questa volta è così e intanto la cameriera picchietta il piede per terra e sorride, sorride e risorride. Poi cancella e scrive sul blocchetto, va e viene con l'acqua e le aranciate, e mentre va a viene tutti si sono già avventati sul cestinetto di pane e sui grissini nei sacchetti e la mamma della situazione fa basta se no dopo non mangiate la pizza lo sapevo io. E a volte stare in un ristorante di sabato sera può essere molto ma molto più rischioso che rimanere a casa sulla poltrona con i calzini pelosi e un libro a caso e la palpebra che ti cala alle dieci. Perché vedi famiglie (quelle proprio comediocomanda, babbo-mamma-uno-opiù-bambini e a volte anche nonni) che si mangiano silenzi insieme all'antipasto e aspettano solo la portata successiva per poterne parlare.
Io questa cosa di dover parlare delle portate successive e di quelle lì quando ce l'hai nel piatto e poi quando le hai appena finite non l'ho mai sopportata, sembra che tutte le cose intorno si siano risucchiate in quel piatto e stop, fine, giochi chiusi, non esiste altro. Alla faccia dell'autoreferenziale. E poi uno sforzo infinito di -stai fermo stai composto stai zitto mangia ti piace te lo taglio non ti piace cosa vuoi dopo- finché i bimbetti della situazione non sono tanto grandi che poi ci vanno da soli al ristorante, e allora anche i genitori ci vanno da soli al ristorante, ma poi di che parlano quelle coppie mezzaetà che vedi avventate sui grissini prima degli antipasti e che pensano già al dolce dopo? Ma parlano? Ma perché c'è così casino al ristorante se la gente non parla?

venerdì 22 gennaio 2010

MisunderstOOd

C'era un campo d'atletica alla Cité Universitaire, a Parigi, anni fa, in mezzo all'erba corta e ai sentieri e alle siepi. E c'era Camila che correva forte, e davanti a noi Ismail che correva ancora più forte, e io senza fiato che cercavo di stargli dietro. Freddo, cielo viola e scarpe da ginnastica allacciate male. E Ismail che diceva che poi correre diventava una droga e che lui correva tutti i giorni da quando aveva iniziato, se no stava male e il suo corpo proprio glielo chiedeva di correre ogni giorno da quando aveva iniziato.
E io che non capivo e andavo avanti, e mi chiedo perché continuo a andare avanti anche quando le cose non le capisco, perché se per la corsa aveva ragione Ismail, per certe altre cose come faccio a sapere chi ha ragione?