domenica 19 febbraio 2012

w.s. reloaded

Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come un orologio solare,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che si trovano in ogni atlante.

E' merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perchè mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.

(Wislawa Szymborska)

domenica 12 febbraio 2012

Blue orchid

Ci sarà un motivo perché la gente quando viene mollata si iscrive in palestra o si comporta come se avesse appena scoperto la possibilità di muoversi. Di correre, tipo. Di nuotare. Ecc. Forse è perché ha bisogno di endorfine e così ne produce tante assai per incazzarsi bene bene e sopravvivere, o sedarsi e appagarsi e quindi appunto sopravvivere. Oppure è perché magari almeno gli viene un fisico da urlo e quella testadicazzo che non la vuole poi se ne rende conto di che meraviglia si perde. Oppure è perché la fatica fisica aiuta il cervello a pensare di meno perché pensa solo alla fatica e almeno per un'oretta al giorno è salva. Secondo questo principio la soluzione perfetta per questa roba sarebbero i lavori forzati in condizioni fisiche al limite del sopportabile. Che a pensarci bene non è mica una cazzata. 

lunedì 6 febbraio 2012

Spaziale

C'è stato un momento che questo posto mi sembrava immenso, pieno di cose nuove e di possibilità, come se lo vedessi per la prima volta. E le possibilità dilatavano lo spazio e le strade e i campi, e gli orizzonti. C'è stato un momento che è durato anni dove tutto durava tantissimo e il futuro non esisteva, ma c'erano soltanto ore e ore e adesso e un pavimento di cotto e anche un tavolo quadrato, forte. E c'erano corpi e c'erano le cose, che ci venivano addosso da fuori e rimanevano dentro, aggrappandosi al cuore coi rampini, e sono sempre lì. Anche se tutto adesso intorno è piccolo, e le strade non vanno da nessuna parte.

Yates


Sweethearth,do not love too long/
I loved long and long/
And grew to be out of fashion/
Like an old song