martedì 22 giugno 2010

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Non so dove l'ho letto, poco tempo fa, che abbiamo un bisogno disperato di bellezza. Mi pare fosse in un romanzo, in mezzo a un dialogo, e me le sono ricordato perché lo penso tantissimo anch'io. E più che disperato però direi sregolato, euforico, vitale. E sì, forse anche disperato, se vuol dire che la bellezza ti devasta anche, ti scava un buco dentro che non ci trovi il fondo. Tutta questa bellezza che non riesco a non toccare, ma che vorrei essere capace di sfiorare e basta, per non rompere nulla.

lunedì 21 giugno 2010

AforiSmi

Ci sono quelle giornate che ci arrivi alla fine e non solo sei stanca (così, bioritmi), ma sei anche più povera. Insomma quando decidi che devi saldare tutti i tuoi debiti e ti rendi conto che nemmeno nella migliore delle ipotesi li puoi saldare tutti tutti. E allora ovviamente un giretto a comprare una roba scema ti ci scappa, per consolarti di tutto quello che hai già speso, in questa spirale compulsiva di rinforzi negativi e rinforzi positivi che non se ne esce.
E quindi dopo aver dilapidato quasi tutto il dilapidabile, arrivo davanti al negozio che dovrebbe restituirmi la felicità sottoforma di oggettistica incartata, e davanti c'è uno che mi dice se gli lascio una firma e un'offerta per la droga [voleva dire CONTRO, s'è sbagliato]. E io gli dico che no, grazie, ma sono proprio senza soldi, poi oggi proprio no, magari il mese prossimo, e mi ci scappa un sorriso, perché non è che glielo posso dire col grugno. E lui ride e fa: "Oh, povera ma allegra!".

[e se lo dice lui..]

domenica 20 giugno 2010

Luoghi, dentro

"Rigenerare, consolidare dove c'erano state fratture. (..) Dovevo tornare indietro, analizzare caso per caso, sentirmi le membra, ricostruire i legamenti, cicatrizzare l'anima. Non siamo mica preparati a pensare alle nostre ossa. Eppure era tutto lì. Il femore. Lungo come dieci anni. La colonna vertebrale. Il coccige. Le costole. Fu un processo lungo di riappropriazione: la mandibola, il perone, l'omero, le vertebre.. A poco a poco, recuperai le mie ossa."

André Rubiao - Um esqueleto no armàrio


[La traduzione è un po' fatta così come mi veniva, col cuore invece che con le ossa, ma secondo me va bene]

lunedì 14 giugno 2010

Raccolta differenziata

ho tolto la polvere da ovunque. sotto il letto, sopra gli armadi, sugli scaffali, nelle scatole, poi ho tolto le scatole e tutto quello che c'era dentro. fili aggrovigliati, pongo, carta. e più toglievo e più volevo roba da buttare via, tutta insieme ammassata in un sacco nero da chiudere con quei nodi che non riesci a sciogliere e li devi sbranare. chiusi lì per sempre. quello che si è salvato è stato per caso. e lo so che spunteranno ancora altre cose da dentro i libri o da altre scatole e altri cassetti, che mi faranno pensare a tutto quello che non ho risparmiato e a tutta la zavorra di sorrisi che si portava dietro. Ma ora ho bisogno di spazio nuovo, possibilmente vuoto, anche bianco, e vado a cercare un cassonetto di quelli vecchi, grigi, dove tutti i rifiuti si mischiano, perché è bene che la confusione stia lì, mischiata e lasciata a marcire lontano da me.

mercoledì 9 giugno 2010

CaSi

E insomma, stavo andando in libreria con la mia bicicletta e la musica sparata nelle orecchie, mattina quasi presto, aria e oleandri fioriti.
E una signora mi chiama, e io freno di botto perché quella proprio si stava sbracciando, spengo l'ipod e lei fa: 'scusa, ma c'è il mercato di là? perché mi sembrava che venissi dal mercato!'.

e il mercato non c'era, ovvio. ma come sarà la fisionomia di una che viene dal mercato? forse dovrei dare un'occhiatina al mio armadio. mi sa.