giovedì 21 aprile 2011

pEluchEs, bambole& affini

Insomma, stamani mi sono ricordata una cosa che non mi ricordavo da un sacco. Ovvero che quando ero piccola non potevo dormire con un peluche, ma non perché me lo impedisse qualcuno: perché non potevo proprio. E nemmeno con una bambola. Con nessuna cosa che avesse sembianze umane-animali-umanoide-animaloidi. Nessuna cosa che avesse pelo o capelli e soprattutto occhi, perché quegli occhi di notte erano sempre tristissimi anche quando sorridevano. Perché tutte le volte che ci avevo provato, che la mia mamma aveva sperato, ragionevolmente, come ci insegnano generazioni di film che mostrano batocchi addormentati pacifici con fra le braccia un animale/bambolotto guida negli abissi del sonno, l'unico effetto ottenuto era stato: angoscia. Non dormivo proprio un cazzo. Sudavo, mi rigiravo, e alla fine lo mettevo sotto il letto disperata. Perché avevo paura - ma paura vera- di addormentarmi e schiacciarlo, di buttarlo per terra, di fargli male, e soprattutto di svegliarmi e di vedere quegli occhi tristi tristissimi che non parlavano e di non potergli rispondere nulla, di non riuscire a consolare almeno un po' quel peluche, bambola o affine del fatto che era nato così, e che io non ci potevo fare nulla se non era vivo e se un giorno sarebbe stato dimenticato, buttato via.